Recensione di April: Il Thriller Psicologico che Ti Lascerà Senza Fiato in Georgia

Recensione di April: Il Thriller Psicologico che Ti Lascerà Senza Fiato in Georgia

un film di silenzi e vuoti

In questo film si presenta una figura spaventosa: un corpo femminile deformato, con un aspetto inquietante e un volto privo di lineamenti distintivi. Questa creatura si muove con difficoltà e appare in brevi apparizioni, distaccata dal contesto principale. La sua natura rimane ambigua: rappresenta l’interiorità della protagonista, il mostro che essa stessa porta dentro, o ciò che teme di diventare? Il film non offre risposte chiare e sembra non interessarsi a fornire indicazioni interpretative per il pubblico. Si tratta di una delle molte scelte frustranti di April, che narra la storia di una dottoressa devota ad aiutare donne in difficoltà, offrendo servizi come l’aborto clandestino e la prescrizione di anticoncezionali.

una protagonista controversa

Il comportamento di April le costa caro, sia a livello personale che professionale, poiché in Georgia le sue attività non sono ben viste. Anche le persone comuni, una volta a conoscenza delle sue azioni, cominciano a nutrire risentimento nei suoi confronti. Nonostante ciò, prosegue con un atteggiamento oppositivo e testardo, come se si trattasse di una battaglia personale, ma il film non permette che questa tensione si sviluppi in modo significativo.

l’assenza di emozione

April esemplifica un progetto cinematografico in cui il vuoto regna sovrano. Si assiste a silenzi prolungati e a paesaggi silenziosi osservati per lunghi periodi, senza alcun riscontro emotivo. Si avverte una mancanza di momenti di vera commozione e di idee che possano arricchire il racconto. Non si notano inquadrature evocative di mistero in grado di coinvolgere lo spettatore, come nei lavori di Lav Diaz, dove la fissità offre a chi guarda un’opportunità di esplorare a fondo le immagini.

un intento politico poco realizzato

Il film presenta un chiaro messaggio politico e le intenzioni sono decisamente sfidanti, con una protagonista che mira a mettere in discussione vari aspetti della femminilità, inclusi il suo corpo, la nudità e la sessualità. Non riesce a raccontare efficacemente questi temi. Si tenta di sviluppare una narrativa astratta, collocandola in un contesto più ampio e universale, ma manca degli strumenti necessari per esprimere visivamente queste idee. La direzione degli attori lascia a desiderare, rendendo la fruizione del film un vero supplizio.

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Scritto da Augusto Clerici
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