Gigi D’Alessio e LDA, il 26 dicembre del 2004, si trovavano alle Maldive mentre un devastante tsunami colpiva diverse nazioni, causando circa 230.000 vittime. Questa catastrofe è stata innescata da un violento terremoto di magnitudo 9.2 nell’Oceano Indiano, che ha generato enormi onde in grado di devastare aree come l’Indonesia, il Sud Africa e la Thailandia.
La drammatica esperienza di un padre
Nel corso di un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, riportata anche da Novella 2000, D’Alessio ha descritto gli eventi in maniera vivida: “Ci siamo trovati di fronte a un muro d’acqua alto diversi metri. Riuscì a prendere in braccio mio figlio Luca [LDA, ndr], che allora aveva poco più di un anno. Abbandonammo il bungalow e ci dirigemmo a controllare come stavano gli altri miei figli, Claudio e Ilaria, nella struttura vicina. Sembrava di muoversi in un’acqua sempre più alta, mentre cercavo di tenere sollevato Luca. Riuscimmo a trovare una zona sicura, ma attorno a noi regnava il caos, la disperazione e la devastazione. Non ci fu nulla da salvare.”
Il peso del ricordo
Proseguendo il racconto, il cantante ha espresso il suo profondo senso di colpa: “Le persone più vulnerabili, chi non riuscì a trovare un riparo, a loro è andata la peggio. Noi abbiamo perso solo una vacanza da sogno, ma ho vissuto un forte senso di colpa per essermi salvato e per essere potuto tornare a una vita serena. Pensavo che il tempo avrebbe reso tutto un ricordo lontano, ma non è così. Non ho mai dimenticato e non voglio dimenticare ciò che è accaduto.”
Riflessioni sulla tragedia
Le parole di D’Alessio offrono uno spaccato toccante non solo sulla sua esperienza personale ma anche sulla drammaticità di quei momenti che hanno colpito molte persone. La sua testimonianza evidenzia l’inevitabile conflitto tra la fortuna di essere sopravvissuti e la consapevolezza della enorme tragedia che ha colpito tanti altri.